giovedì, ottobre 26

Macellai: mettendo a ferro e fuoco la scandinavia

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Pensavo, durante il viaggio - che se aspettate un momento vi racconto, sempre a mettermi fretta eh - che la mia concezione di casa se ne sta un po' andando a puttane, nel senso che

  • mentre ero in svezia, pensavo a tilburg come alla "normalità": il posto dove sono relativamente stabile in questo momento, dove ho le attuali amicizie, compiti, stanza e letto
  • mentre sono a tilburg, of course, penso a padova come alla normalità, alla quale alla fine del semestre ritornerò e che è stata la mia città per tre anni (minchia quanti!) e continuerà ad esserlo ancora almeno per un po'
  • e quando sono a padova inevitabilmente mi ritrovo a pensare a terni come casa.
Quindi, un po' di confusione residenziale, per così dire. E è bello avere due parole, in inglese, una - house - che vuol dire la casa in senso di abitazione e struttura fisica, e una - home - che si porta appresso tutto il significato della casa, cuccia ciotola e senso del ritorno.

Passiamo al viaggio, va. Non mi va di entrare in cronaca cronologica, ma non mi va neanche di mettermi a fare quelle tirate di ricordi tra l'intenso e il melenso (rima interna...dedicata ai due che vengono a trovarmi il mese prossimo, of course) elencando tutti gli avvenimenti, le avventure e le piccole cose. Avete presente? Un tempo li adoravo, questi "elenchi", dopo un po' però mi sono accorto di quanto siano effettivamente abusati (jovanotti, per esempio, ci ha costruito TUTTO il suo ultimo album), e da allora cerco di usarli con parsimonia. Ma non temete, che alla fine dell'erasmus ce ne sarà uno bello, strappalacrime e lungo come la fame. Ma non adesso. Quindi, si proceda per flash(es).

UNO: SUDORE

Corse disperate, a pacchi, per prendere ogni genere di mezzo, dal treno all'aereo alla nave. Decine (e decine) di euro buttati per i taxi, di cui i più eclatanti a stoccolma (centodieci chilometri, quaranta euro) per colpa di un cazzo di autobus che passava solo ogni due ore.
Gambe veloci, adrenalina, troppe valigie da trascinarsi dietro. Urla. Ansia, telefonate, controlli frenetici. Soldi da ritirare, da cambiare, corone

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"corona" in svedese si dice "sek". Al plurale, "seks", almeno secondo noi. Da qui una serie infinita di giochi di parole, tipo "can i pay with seks" o "i give you seks if you give me euros"...come resistere?
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Sudore, nel maglione e sul viso, la paura di non farcela - che cazzo facciamo se perdiamo la nave, dobbiamo restare a helsinki, tornare all'ostello, trovare un altro modo di tornare a stoccolma ma come? e quando? - e la lucidità da mantenere sempre - vagliare le alternative in tempi minimi, chiedere informazioni, correre nella direzione giusta.

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ce l'ho sempre avuta, questa cosa di giocare al lìder, una roba di natura probabilmente. Decidere cosa fare - naturalmente cercando di proporre senza imporre - come farlo, eccetera. Non riesco a non farlo
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DUE: DENARI

il club più ELEGANTE della mia vita, una di quelle robe che generalmente si vedono nei telefilm tipo nip/tuck, gente che ordina champagne, vecchi magnaccia bavosi appresso alle ragazzine, ragazze tirate all'inverosimile e per la maggior parte bellissime, un piccolo casinò, e denaro, denaro, che trasuda da ogni gesto, da ogni polsino e da ogni goccia di vodka imperiale che finisce sul tappeto, dai tacchi della sedicenne figlia dell'imprenditore più ricco della svezia intera, dal gilet controfirmato che veste preciso il corpo di un giovane uomo con il mondo nelle sue tasche e - qualcuno potrà dire - il vuoto dentro.
Ma chi può dirlo.
Almeno, siamo entrati senza pagare, valerio ha perso dieci euro a blackjack ma insomma, è un buon risultato. A mezzanotte e mezza eravamo da max.

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Chi sa come sono quelle ragazze, da ubriache.
Chi sa come sono a letto.
Quando scopano, e quando stanno per addormentarsi.
Chi sa come sono quando gli arriva una brutta notizia. O una buona.
Chi sa se si innamorano.
Chi sa se respirano.
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TRE: HAMBURGER

Max. Mc Donald's. L'aeroporto di Charleroi. Hamburger su hamburger su hamburger. L'ultimo giorno, quando con dani saccheggiavamo (TUTTI) i negozi di souvenir di stoccolma, ho mangiato finalmente qualcosa di diversa (gulasch) ed è stata una delle cose più buone che.

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federico un giorno ha detto "sembra di stare in un gulasch" ovviamente intendendo gulag, anche se poi si è corretto
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QUATTRO: LEGAMI

Sguardi diagonali a parte, siamo tornati legatissimi. Chi se lo aspettava. Cioè, era sì tutta gente che fin dal principio mi piaceva, ma il legarsi di più non rientrava semplicemente tra le mie expectations. Vabbè che a valerio è impossibile non affezionarsi, metà delle volte lo riempio di parole poveretto (sì ma fosse puntuale in UNA delle cose che fa!), ma è la persona più generosa che io abbia mai conosciuto nella mia intera vita, che prima vengono sempre gli amici e dopo lui stesso, come fai a non affezionarti. Con federico, quando dopo meno di ventiquattro're ci siamo visti dentro l'LG abbiamo preso a urlare e zompare come i cretini per minuti buoni. E con dani, lo stesso, ci siamo riempiti di cazzotti e subito abbiamo proceduto con i brindisi a suon di sambuca a un euro

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che tra l'altro quella maledetta sera ero a tanto così dal baciare quella francese che mi fa morire (che era ciucca stravolta) ma cazzarola, niente da fà. Però col cazzo che mollo.
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Simona è la solita, viene fa le fusa e se ne va. Vorrei dirvi, non è una strafiga simona, certo è carina, molto, ma la sua bellezza, fascino, irresistibilità (ma si dice?) senza quegli occhi, non sarebbe la stessa. Sembra che nasca, dagli occhi.

CINQUE: ALCOOL

Poteva mancare la sezione alcolica? No, non poteva. Una tequila sauza e un whisky ballantine's prosciugati nella nave per helsinki, una bottiglia da litro di vodka finlandia esaurita in dieci minuti (in cinque) sulla nave del ritorno insieme all'orribile birra ceca da 24 (VENTIQUATTRO) gradi, birre costose, un po' di vino in quella sera all'ostello di helsinki che era in culo al mondo e ci ha concesso il secondo pasto non-hamburger della vacanza, pasta accompagnata da un po' di vinello. Ubriachezza molesta, ubriachezza liberatrice. Ebbrezza di ballare, di parlare, di saltare giù dalle scale. Buttarsi sul letto sconvolto (io, e pure il letto), e perdersi tutte le fighe ubriache di cui i miei amici (TUTTI) stavano allegramente abusando. Ma chissenefrega.

SEI: STOCCOLMA

Una delle città - vi giuro - più belle che io abbia mai visto, tanto che ue giorni e mezzo non sono bastati. Spazi ampi, clima ragionevole, un sacco di acqua, even un centro storico. Andateci. Possibilmente non con la ryan che vi lascia in culo ai lupi, però andateci. Mentre helsinki non tanto più bella di...terni, diciamo. Quindi, potete anche evitare, ma il giretto sulla cosiddetta trombonave non ve lo potete perdere.

SETTE: MACELLO

Macello macello macello. Orari assurdi, pasti assurdi, alcol, mai tre giorni nello stesso posto. Canti popolari, italiani e inglesi. Un viaggio di ritorno allucinante. Amo questo posto, amo questa gente. Come non ho amato nulla, non nel senso che è di più ma nel senso che è un modo di affezionarsi diverso da qualsiasi altro che io abbia mai provato. Non offendetevi, bastardi, che lo sapete quanto io ami il diverso, sempre e ancora sempre. Ma senza nulla dimenticare.

Basta, tre giorni per scrivere sto post, ma si può?
Sto invecchiando.

Stasera come sempre c'è una festa, sono a scrivervi da camera di federico mentre aspetto che lui si prepari. Mi sento fighissimo, con la camicia migliore e una bottiglia di martini che mi sorride dall'altro lato del tavolo.

Buena suerte, bastardos.

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