domenica, agosto 13

Mentre io continuo a non capire un cazzo

E' quasi un fuori percorso ma sticazzi.
Premessa: il linguaggio è volgare.
PARTE UNO
Quando, quando, avverrà il maledetto cambiamento tanto atteso, quando finalmente sentirò il TLAC! che mi annuncia che sono dall'altra parte, che la terra ha girato, che io ho girato, ho svoltato, sono finalmente diventato ciò che vorrei essere?
Zio caro.
Mi sento come se chiunque intorno a me avesse trovato il modo di essere contento nella sua fottuta esistenza (che insomma abbia capito come funziona la vita) e io sia rimasto l'unico stronzo a non aver capito proprio un cazzo, che rimane qui intontito tra invidie, desideri inespressi, inesprimibili o espressi e mai realizzati, lacerato tra ciò che sono e ciò che vorrei essere (mai prima d'ora così distanti, i due concetti), diviso tra mille possibilità, mille strade, tutte attraenti e nessuna attraente, tutte ragionevoli e nessuna che mi URLI IN UN ORECCHIO SONO IO CIO' CHE CERCHI BASTARDO!

Penso troppo.
Troppo troppo troppo troppo.
Troppo.

Gesù. E pensare (è da rimanerci a bocca spalancata, al ricordo) che c'è stato un periodo, ancora vivo nella memoria, intorno al duemiladue, fino a poco prima dell'università, in cui disperatamente cercavo di rallentare, pensate, perché sapevo di stare vivendo troppo velocemente senza gustare niente e in sostanza il problema era che pensavo forse troppo poco. E' stata una battaglia infame, a colpi di volontà, di spada Volontà, vinta con fatica grande, ma che concesse una vendemmia generosa.

Fino ad adesso.
Adesso è cambiato tutto, penso troppo e voglio smetterla con sti maledetti pensieri, sto cervello che pare in certi giorni ipertrofico e voglio cominciare a fidarmi un po' delle sensazioni, come dice alessandra ma tanto lo so già da me, ma non è facile neanche per il cazzo.

Mi vedo da fuori,
e mi vedo spaesato, intontito, in atteggiamenti che non mi appartengono per niente,
completamente diverso da come vorrei.
E tanto non capisco da che parte debba cominciare a cercare di cambiarmi, o anche solo se debba farlo oppure no (ma vedete: pretendo di risolvere la questione pensandoci).
Com'ero quand'ero cinico? O ingenuo, su tante cose? O - senz'altro, me lo ricordo - più brillante, magari con il talento di far ridere? Ricordo, che ero così, ma non vedo come tornarci. Tornare almeno un po' spensierato. Anzi, depensierato.

PARTE DUE

Sapete come si fa a fare un cambiamento del genere?
Come si rinasce?
Io la risposta mi rendo conto che l'ho sempre saputa, ma sono veramente stordito e intontito in questo periodo, l'ubriaco che cerca di tornare a casa nel paese nebbioso, vagando e barcollando, e quindi non la vedo bene, neanche adesso che scrivo queste parole, ma la differenza è che adesso:


mi sono rotto i coglioni.

E la risposta la tiro fuori anche se non vuole e la metto sotto la luce in modo che non possa più nasondersi, la bastarda. Essa è: la rinascita non è una roba che arriva da sola (limitandoci, naturalmente, a ciò di cui sto parlando io), una roba fuori-da-te che avviene e tu dopo un po' ti guardi e dici: Che bello!, finalmente sono rinato.
La rinascita è questione di volerla. E' la Volontà, la risposta! Si decide quando rinascere, e senza questa decisione non c'è niente, mentre quando si assume questa consapevolezza c'è (almeno in potenza) già tutto. Ho bisogno di svegliarmi, di uscire dalla nebbia, dall'apatia, dal non sapere più chi o cosa diavolo si è diventati, e ripigliarmi in mano ciò che è mio. Ovvero, io.

Ho bisogno di volerlo.
E lo voglio.

E da domattina, cercherò di mettere in off il cervello, e le solite pugnette mentali e morali che in continuazione mi faccio, e di cercare semplicemente di vivere il più possibile.
Olio di gomiti, a lucidare l'acciaio incrostato e arrugginito della mia spada più vecchia, e senza dubbio migliore, chiamata come sapete Volontà, che tornerà a scintillare come mai prima.
Zio caro, voglio proprio vedere chi vince, tra il fantasma del cazzo che sono diventato e l'acciaio di nuovo scintillante di madama Volontà.

La vedremo, bastardi.

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