giovedì, febbraio 8

I canti del ritorno parte V - L'inizio

[e beccatevi sta cosa alternativissima - oh yeah - di chiamare l'ultima parte L'inizio, bastardi]

Eh già, bastardi. Alla facciaccia vostra, io lo so.

Ahem. E’ da un po’ che ho avuto quest’illuminazione, e nel frattempo mi sono pure reso conto che forse era una cosa ovvia, in realtà. Però che volete, per me non lo era. Tenete presente che io sono quello che verso la fine del film me ne esco con Ah ho capito tutto questo è il figlio di quest’altro e gli altri mi guardano compassionevoli e mi fanno presente che il fatto era palese da almeno mezz’ora. Ecco, ho i miei tempi, diciamo.

E dopo aver messo le mani avanti bene bene, si procede al racconto vero.

Allora, a me l’erasmus non manca. E non è solo questione di autoconvincimento, è proprio così. Addirittura, sto giudicando la decisione di non avere esteso al secondo semestre come incredibilmente saggia e illuminata. E in questo c’entra tutto quello che avete letto recentemente, tutto il bello e il buono che ho trovato e ritrovato qui in patria, unito ad una serie di considerazioni su me stesso.

Ovvero, sono tornate fuori certi angoli di me, che ai tempi d’oro erano non solo – come si suol dire – sfaccettature, ma grossi e grassi assi portanti della mia persona e personalità. Ironia, per esempio, voglia di fare, brillantezza. Più una serie di cosette nuove niente male. E’ come se mi avessero lucidato con la cera. Come se erasmo avesse preso la spugna dalla parte ruvida, si fosse tirato su le maniche della camicia e avesse preso a sputarmi addosso e a raschiare. Raschiando via pigrizia materiale e pigrizia di lavorare su se stessi, la scarsa volontà di interessarsi, di incuriosirsi, di conoscere il nuovo e di mettere qualcosa di diverso nell’usuale, di cercare una battuta per divertire, di cercare l’osservazione ironica al posto di quella normale. Ovviamente, non sono io che devo giudicare se ci riesco, ma da adesso ho senz’altro ho la voglia di farlo. E scusate se è poco, bastardi.

E poi: non ho più paura delle idee, di risolvere (in parte) il conflitto per me assai problematico tra ciò che sono e ciò che dovrei per la nostra società essere, erasmo mi ha insegnato a prenderla più alla leggera, ecco – questo vale per un sacco di cose – il prenderle non troppo sul serio. Credo in quello che dico, più di prima, in quello che penso. Alcune persone forse hanno il problema opposto: idee troppo salde e poco modificabili. Le mie forse invece lo erano troppo; adesso invece, ci credo un po’ di più.

E poi: è più facile con le donne. Tutto, intendo. Non parlo di riuscire ad andare a letto con una, e neppure di costruirsi una storia. Semplicemente, il pensiero di ciò che può venire fuori quando incontro una che mi può piacere (oppure no). E’ tutto più semplice: voglio uscirci – le scrivo; voglio baciarla – la bacio (poi sta a lei, of course). E se penso che mi piaci ma non sei la persona per me, lascio stare. E’ tutto più semplice. E’ una declinazione di quanto detto sopra: prendere le cose alla leggera.

Ecco, sono brillante, sono sveglio.

La rinascita attesa (tanto attesa) e di cui si parlava tempo fa non è riuscita ad arrivare per volontà, è dovuto succedere qualcosa dall’esterno. Un erasmus, per esempio. E vabbè, sticazzi.

Che io (e qui finalmente il cuore della questione) pensavo che l’erasmus avesse un fine in sé, che servisse a scoprire delle cose, ma cose fuori da me, mi potevo aspettare che mi facesse capire che non voglio passare la mia vita in italia, o come essere più indipendente dentro e fuori, o altre cose che includessero comunque un concetto di cambiamento e di evoluzione, con una traiettoria se non netta almeno specificata, una crescita da qualche parte.

E invece.

E invece l’erasmus è stato uno strano passo di danza, contemporaneamente in avanti e all’indietro.

Indietro: tornare a “un certo me” che avevo quasi dimenticato e che non ero neanche così interessato a riscoprire, convinto di avere ormai preso altre vie, e convinto che il cambiamento che attraverso ogni anno e ogni giorno mi avrebbe portato da qualche parte diversa qualitativamente da ciò che ero. E invece l’ho riscoperto, e cazzo se mi piace.

Avanti: rispolverarlo, metti la cera, togli la cera, raschia a sangue e lascialo venire a galla.

Padova è il posto che fa per me, adesso. I miei luoghi, le piazze e le strade, i bar e l’università, il prato e le case degli amici. La mia acqua, lo spritz. I miei amici, questi. Ripartirò, non c’è dubbio, ma ora questo è il mio ora, e adesso questo è il mio adesso.

E il significato è svelato:

sono partito

per tornare.

E restare, cambiato come sono.

E quel bastardo di erasmo ha fatto tutto di nascosto, confondendomi le tracce e costringendomi per sua stessa natura a viverlo alla giornata, senza idea del perché – come dicevano tutti – avrebbe dovuto cambiarmi la vita. Quindi all’inizio torno in patria con la sensazione dell’esperienza stupenda ma anche, fondamentalmente, fine a se stessa, dalla quale trarre insegnamenti soprattutto pratici e comunque a livello cosciente, cose da applicare razionalmente. E invece, quel bastardo ha fatto tutto da solo: zitto zitto, mi ha cambiato senza che me ne accorgessi. E adesso me la scialo in questo - quanto mi piace dirlo - nuovo inizio.

Gli diciamo grazie, a erasmo?

Ma sì, bastardi.

Grazie, erà.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

masssì!!!pure io ringrazio erà!!
Lo ringrazio per avermi rimandato Lorenzo,un po diverso un po uguale...sicuramente più afffascinanate..è da un po che te lo volevo dire sai...niente di personale..è una semplice constatazione..sarà stato lo sconvolgimento interiore? e allora vaiii e stendimi la starlette bresciana!!!

Anonimo ha detto...

ma infatti dove sta scritto che l'erasmus deve cambiarti la vita?
forse ti aiuta solo ad apprezzarla di più per quella che è nel tuo "adesso"...
ciao ;-)

Eleonora Palermo ha detto...

Yeah! E ringraziamolo mucho sto furbone di Erà, chè ti cambia sì (ah se ti cembia!), ma ti cambia giusto in ciò che sei, che dovresti essere. :)
Ok è l'inizio, però continui a scrivere ok? ché a me leggerti piace, quindi o continui a scrivere qui o pubblichi qualcosa!

Anonimo ha detto...

ho letto tutti e 5 i post, tutti di fila, per cercare di seguire meglio il filo logico..non sono propensa per le cose a rate, meglio un bel mattone grosso come una casa che milioni e milioni di sassolini da collegare con la pazienza di un certosino..
cmq, uau e ripeto uauuuuu.
sono riuscita anch'io a percepire la tua gioia, la tua voglia di fare, la tua 'forza interiore'..e quindi ari-uau
in vero non ti conscevo prima dell'erasmus e non ti consceró dopo peró mi pare di sentirla questa lava di vita dentro di te.
alla fine l'erasmus ti ha comunque cambiato la vita, anche nel semplice senso di ritornare ad essere quello che eri in passato remoto o nel smettere di essere quello che eri in un passato recente.
sono contenta (e mi fa strano perché non ti conosco) e sono anche invidiosa perhé io da quassú sono ancora in preda agli sbalzi di umore tipici presumibilmente di una donna incinta (quando incinta non lo sono, al 1000%) e con un costante labile senso di incertezza ed insicurezza.
mi sembra di stare su una giostra pericolosa ed emozionante:ti diverti ma ti viene anche il vomito.io che giro vorticosamente su e giú.poi mi cade lo sguardo in basso e vedo te, giá a terra, sano e salvo con un trofeo in mano e la felicitá nel volto.
ecco da quassú mi chiedo: scenderó anch'io prima o poi?e riusciró ad aver lo stesso trofeo o metteró i piede sulla terra ferma soltanto con un braccio rotto ed un naso sanguinante?
....................
zB

beckks ha detto...

Grazie a tutte, bastarde.

@ zumbeispiel: minchia che immagine, è perfetta. E sai cosa? Non posso per niente rassicurarti su come andrà a finire, per te. E questo è il bello - imprevedibilità, sorprese. Ciò non vuol dire - of course - che non ti auguri un rientro *innovatore* in qualunque senso possa essere. Good luck, mate :)

Anonimo ha detto...

Chapeau.