lunedì, febbraio 19

Giochi di sguardi, giochi di mani

(giochi di sguardi, giochi di mani,
giochi bastardi, siam vicini e siam lontani
lallallà lallallà
lallallallallallallà)

Lo so, ultimamente scrivo raramente. In compenso, scrivo troppo.

Il titolo I canti del ritorno era tratto da Oceano mare, è il nome della terza parte – spiacente ma nessuno ha vinto l’ambito viaggio.


Pronti: via.

Partiamo con due coincidenze.


Vi ricordate la storia del mio orologio? L’orologio che si era fermato la notte che partivo per l’olanda, che nella mia fantasia deviata era diventato un simbolo del tempo che smetteva di scorrere durante l’erasmus? Ecco, insomma, sono entrato nella metafora tanto che, per completarla, qualche giorno dopo che sono tornato l’ho portato a riparare, di modo che il tempo normale riprendesse a scorrere.
Beh, sapete una cosa, bastardi?

Dopo due giorni, si è rotto di nuovo.


Poi. Un tizio che conosco cerca di descrivermi un tipo di dolce, e sostiene che sia composto da uno strato di pandispagna che però non è proprio pandispagna, uno strato di panna che però non è proprio di panna,…insomma, una cosa che pare in un modo e invece è qualcos’altro, e che non si riesce neanche a definire tanto bene. Noi giustamente lo abbiamo pure preso per il culo per sta spiegazione assurda. Ma è senz’altro accattivante il fatto che suddetto dolce si chiami la bresciana.

No?


Allora, si parla di donne.

Sono combattuto tra la voglia di una storia e la consapevolezza di essere attualmente incapace di viverne una seriamente.
Data: la corrente incapacità di concentrarmi su una persona sola. Certo, il timore di lasciarsi andare per una cosa nel terrore di perdersi qualcosa d’altro è frequente nella storia della mia vita, ma in questo momento lo è in particolare. E certo, sono anche cosciente del fatto che tutto questo si risolverà quando e se mi capiterà di innamorarmi. Ma nel frattempo?
Non sono capace di essere disonesto. Fanculo la modestia, è così – e non è solo merito, a volte sono solo graffi o urla di coscienza, e a quelli resistere è impossibile, altro che meriti; arrivo a farmi scrupoli inauditi di cui la controparte magari non si preoccupa o a cui neppure pensa.

Insomma, al di là di qualche complicità, anche di qualche accadimento, insomma di qualche qualcosa, se so che il rinunciare sarebbe da stupidi e che l’insistere sarebbe disonesto, la parte problematica è che la via di mezzo spontanea, la cosiddetta scopamicizia (non vi piace sta parola? neanche a me, accetto suggerimenti), anche questa mi crea problemi morali, e (ecco la cosa stupida) più per lei che per me, nel senso che voglio evitare di prendere per il culo al punto tale che potrei mollare il colpo anche se magari a lei la via di mezzo starebbe bene, solo perché non lo capisco o per frettolosità dettata da questo eccesso di zelo. Ora, una volta messe le cose in chiaro verbalmente e per quanto possibile comportamentalmente (dove però il rischio di ambiguità è più alto), sono cosciente che se lei vuole mal interpretare saranno pure fatti suoi, ma mi riesce difficile lo stesso.

E
cco, c’è poi da tenere presente pure che ste storie, tali, pseudotali e potenziali tali non mi succedono quasi mai con persone del tutto esterne alla mia vita normale o alle mie amicizie, mettendo così dentro una serie di fattori per cui a volte sembra non valga la pena mettere a rischio un rapporto di qualche tipo (amicizia, convivenza, coteatranza, altre relazioni – tipo: una tipa che piace già a un mio amico). Cioè, è quasi del tutto assente il personaggio Tipa Che Conosco Più O Meno Per Caso E Che Pure Se Va Male Chi Se Ne Frega (di cui invece è esempio la tipa del treno dell’anno scorso, cha magari i lettori più appassionati ricorderanno, anche se lì sono stato scemo per altri motivi, vabbè).
Che palle.
E su tutto questo, il dubbio neanche tanto vago che tutto ciò che ho scritto e che rappresenta i miei pensieri circa ogni volta che una tipa mi piace, piaciucchia o che come si suol dire succede qualcosa, ecco, che tutto ciò sia del tutto o in parte un cumulo di seghe mentali che non è necessario farsi in nome di qualcosa che la maggior parte degli umani vive in maniera molto più semplice (ma è poi vero?).


Riassumendo: sono ora portato più che a una storia a un rapporto irregolare e senza legami che non escluda la contemporanea amicizia (l’idea non è animale come potrebbe sembrare: può tranquillamente implicare complicità, coccole eccetera, anzi, sarebbe forse la cosa che più vorrei), con ovviamente opzione di evolvere ma che abbia come condizione necessaria la non necessarietà di un legame.
(oh vabbè ci sarà chi ha problemi più gravi, mi rendo conto, ma io questo ho da offrire. O qualcuno magari ha il problema opposto, di riuscire a fare una storia seria piuttosto che una a metà. O qualcuno magari si domanda: e quindi? E quindi niente, volevo solo rendervi partecipi, bastardi. E chiarirmi un po' le idee pure io)
Uff.

Sì dai diciamocelo, in realtà tutta sta storia altro non è che una proposta implicita e viscida per le lettrici di questo blog. Ecco, vedi, sono partito che scrivevo per me stesso e sono finito come i più biechi utenti di comunità d’incontri che passano a lasciare commenti del tipo Ciaoooooo bellissimaaaaa, passa da mio blog, un bacioneeeee o roba del genere. Che tristezza.

In chiusura (relativamente), una canzone di de gregori. Non è mia abitudine riportarne, ma questa ha un testo veramente da paura, a parte il ritornello demente. Comunque sia, si chiama Viaggi e miraggi.

Dietro un miraggio c’è sempre un miraggio da considerare
[eh?]

come del resto alla fine di un viaggio, c’è sempre un viaggio da ricominciare

[questa invece Ora e Qui mi calza da dio]

Bella ragazza, begli occhi e bel cuore, bello sguardo da incrociare

[e che sguardo]

sarebbe bello una sera doverti riaccompagnare

[anche inventandosi un’idiozia tipo Devo proprio andare da quelle parti, pure se in realtà è a chilometri da dove devi effettivamente andare, in puro stile maragoni]

Accompagnarti per certi angoli del presente,

che fortunatamente diventeranno curve nella memoria

quando domani ci accorgeremo che non ritorna mai più niente

[allacciate le cinture…]

ma finalmente accetteremo il fatto come una vittoria

[ma che spettacolo!!]

[cfr. anche cristina donà - “la bellezza di questa giornata è che non tornerà indietro”]

[e io, dopo tanto allenarmi, ci riesco, bastardi cari e cani…e, in questo gioco di richiami continui che mi rendo conto è diventato Viva! ultimamente, non posso evitare di nominare ancora una volta la mia idea di destino o di quello che sia, che molto fa accettare per quello che è stato e per quanto possibile butta fuori a calci il rimpianto]

Perciò partiamo, partiamo, che il tempo è tutto da bere

e non guardiamo in faccia a nessuno, e nessuno ci guarderà

Beviamo tutto, sentiamo il gusto del fondo del bicchiere

e partiamo, partiamo, non vedi che siamo…partiti già

[ritornello]

Dietro un miraggio c’è sempre un miraggio da desiderare

[ehm…]

come del resto alla fine di un viaggio, c’è sempre un letto da ricordare.

Bella ragazza, ma chi l’ha detto che non si deve provare

ma chi l’ha detto che non si deve provare a provare

[e questo può riassumere un po’ tutto il post]

Così partiamo, partiamo che il tempo potrebbe impazzire

e questa pioggia da un momento all’altro potrebbe smettere di venir giù

E non avremmo più scuse allora per non voler uscire,

ma che bel sole, ma che bel giallo, ma che bel blu

[questa non l’ho capita proprio: ma vuole uscire oppure no? Quale delle due vede come preferibile e cosa rappresentano?


Ma forse volevo chiedere: Che ore sono?]

Perciò pedala pedala che il tempo potrebbe passare

e questa pioggia paradossalmente potrebbe non finire mai

e noi con questo ombrelluccio bucato, che ci potremmo inventare

[ok mi sono perso definitivamente]

ma partiamo, partiamo, non vedi che siamo…partiti ormai

[ritornello]

[del quale però va per forza citata:]

…venezia, che sogna e si bagna sui suoi canali…

[e credete a me, che passeggiare anche se per sbaglio mano nella mano con la donna che vi piace ha tutto un altro sapore – sui ponti – tra le maschere – le musiche – e i nomi da paura delle calli, delle corti e dei sottoporteghi]


Fine.

Il prossimo è il penultimo post. Quindi, lascio a voi il tema. Domandatemi quel cavolo che vi pare bastardi, proponetemi un argomento, e io scrivo. O, nell’ipotesi altamente irrealistica (risate) che a nessuno freghi niente, mi sa che vi toccherà un raccontino della vacanza a parigi prevista per la prossima settimana con gli ex-colleghi d’erasmus.

Statemi bene. O sfruttate il male. Di nuovo qui, obi-wan kenobi?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

andiamo per sommi capitoli..

1) le scopamicizie.. (che qui da noi in florence chiamano Scopicizie). La tua morale è qualcosa di prezioso, ed è giusto che essa ti guidi, di base. A volte è anche bello fare qualcosa di sbagliato, assaporando il gusto legato proprio al fatto di fare-qualcosa-che-non-si-deve-fare. Io ti consiglierei di vivere il tuo istinto, nel senso + reale del termine. Se incontrerai "la ragazza giusta", la vedrai eccome se la vedrai...

2) se la Lei è una amica, o comunque una del gruppo, o una qualsiasi con cui una eventuale rottura causerebbe grane il discorso è diverso. Visto il periodo di grande felicità che attraversi io eviterei rotture :)

3) il prossimo post... mumble mumble... mi piacerebbe sapere come vedi i lati umani che vanno oltre la razionalità e la logica (interpretalo come meglio credi).

baci, gabri

Anonimo ha detto...

"(...)Vedi cara, è difficile spiegare, è difficile capire se non hai capito già.

Non capisci quando cerco in una sera un mistero d'atmosfera che è difficile afferrare.
Quando rido senza muovere il mio viso, quando piango senza un grido, quando invece vorrei urlare.
Quando sogno dietro a frasi di canzoni, dietro a libri e ad aquiloni, dietro a ciò che non sarà.
Vedi cara, è difficile spiegare, è difficile capire se non hai capito già.

Non rimpiango tutto quello che mi hai dato, che son io che l'ho creato e potrei rifarlo ora.
Anche se tutto il mio tempo con te non dimentico perché questo tempo dura ancora.
Non cercare in un viso la ragione, in un nome la passione che lontano ora mi fa.
Vedi cara, è difficile spiegare, è difficile capire se non hai capito già.

Tu sei molto anche non sei abbastanza e non vedi la distanza che è fra i miei pensieri e i tuoi.(...)"
(Francesco Guccini - Vedi Cara...)

Ah come ti capisco! Da me si chiamano trombamici, fakinfriendismo (anglicismo) e fuck-buddies quando proprio se e' amici tanto...
E non vorrei passare per grama, ma questo post dovrei farlo leggere al mio buddy d'eccellenza che non so se sono scrupoli o pigne in testa ma con le paranoie ci fa pranzo e cena.

Il prossimo post, lo vogglio a puntate! Cosi' non chiudi il blog che' a me sta scelta non piace per nienete!