giovedì, luglio 20

Scenari

Eccoli lì: scenari.
Sempre, di fronte alle scelte, anche quelle stupide e quotidiane, il mio cervello è quasi inevitabilmente portato a guardare Oltre, a cosa le mie scelte provocheranno, e non solo in merito a cambiamenti pratici, ma anche e soprattutto nel mio stato d'animo (e in quello delle altre persone coinvolte nella faccenda). In pratica, come meccanismo semiautomatico mi anticipo quello che succederà. Mi creo, appunto, scenari. Aspetti positivi? Non lo so. Negativi, di sicuro: mi tolgo (buona) parte del gusto di viverli.
Parentesi: questo post è difficile da scrivere quindi immagino sia difficile da leggere. Se vi perdete, saltate pure. Anzi, ora che lo rileggo dopo averlo scritto mi rendo conto che è proprio un gran casino. Vabbè: fate voi. A chi resta, cinque crediti.
Dicevamo: è come se camminassi costantemente con le mani avanti, a toccare le cose e cercare di riconoscerle prima di sbatterci contro, un po' come un cieco. Ma nell'ipotesi - che (il problema è proprio questo) mi sa che in realtà sia completamente falsa - che sbattere contro gli eventi sia pericoloso, e non, in certi casi (sempre?) quanto meno più emozionante. Voglio dire, dovrei conoscermi abbastanza da conoscere la mia forza di fronte ad eventi negativi (che è parecchia), quindi perché ho questo compertamento difensivo?
La risposta è fondamentalmente Non lo so. E' un meccanismo automatico, generato dalle solite cose, educazione ricevuta, ambiente sociale, storia personale, bla bla bla. Il problema è che questo atteggiamento un po' mi scassa, nel senso che vorrei essere capace di prendere l'onda e vaffanculo, di non dovere per forza immaginare dove mi porterà. Un esempio pratico vi farà capire meglio, e credo incoronerà la mia follia. La sera della finale, durante i rigori, pensavo: Se vinciamo, feste, corse, alcol, bagno in fontana, e in generale mi PRE-figuravo proprio lo stato d'animo che avrei avuto; e pensavo anche Se perdiamo, tanta delusione, birra all'irish, facce deluse, e anche lì mi immaginavo lo stato d'animo che avrei potuto provare. Il che in realtà non toglie tanto senso al momento dopo (che infatti è stato glorioso e folle lo stesso, come ben sapete), quanto al momento stesso, ovvero al guardare i rigori senza sapere - né preoccuparsi, o almeno non nel senso appena detto - di come finirà (e mi è pure scappato lo zeugma).
Sarà la mia ansia di controllo. Boh: il controllo è una cosa che comunque mi porto dietro da sempre, fin da quando da piccoli si giocava all'Isola di fuoco e durante i turni degli altri ero sempre lì a guardare che tutto si svolgesse secondo Le Regole, e non tanto per evitare che mi imbrogliassero o per desiderio di vincere quanto in nome, appunto delle Regole stesse (e qui mi sa che c'entra in modo definitivo l'educazione ricevuta, unita forse - mi sembra impossibile che non sia così - a una certa predisposizione "di base", anche se queste considerazioni le lascio a chi ne sa più di me). Insomma, ci tengo al controllo, ci tengo che le cose vadano come devono, in nome di un Devono astratto e in fin dei conti (ma anche prima di farli, i conti) sostanzialmente inutile. O, in realtà, siamo onesti, in certi casi non in nome di robe astratte eccetera ma semplicemente voglio che le cose vadano Come Io Voglio. Ma è una cosa di cui è difficile liberarsi, la ricerca del controllo. O almeno, per me lo è. Una cosa che certe volte mi suona strana ancora adesso è per esempio che le persone possano fare qualcosa che mi riguarda senza di me. Tipo un lavoro per l'università: odio i lavori a gruppi perché non ho la certezza che tutto sia fatto come piacerebbe a me. Sono individualista (che sembra un aggettivo positivo, ma è inteso in senso solo oggettivo), e (in modo non aggressivo) presuntuoso.
Tornando al tema, è probabilmente la sete di controllo che mi porta a questa automatica lungimiranza, a guardare oltre per vedere dove si va, per poterlo sapere prima degli altri.
Tutto questo è
- vi ripeto -
sostanzialmente involontario,
e
Non Mi Piace
granché.
Anche se parte di me (come sempre, sempre, in qualunque cosa!) vuole spingersi fino in fondo in questa ricerca di controllo, perché è convinta che il MASSIMO, di qualsiasi cosa, sia sempre bello, anzi no: perché è convinta che il massimo DEBBA essere visto. Tipo: un libro da leggere fino alla fine anche se fa schifo, il progresso tecnologico contro le mie fumose speranze di nuove direzioni tipo filosofiche per l'umanità, l'autocoscienza contro il Meno-ne-so-di-me-stesso-meglio-sto (e questo è uno dei conflitti peggiori), e anche, appunto, lo spingere il controllo e la previsione fino a dove riesco, perché magari alla fine, al Massimo (o anche già dopo una certa soglia), cambia tutto, come una curva che cresce logaritmica e da un certo punto in poi, BAm!, diventa esponenziale, e quindi cercare di vedere cosa succede, spingendo Oltre il vedere Oltre. Mi sono perso.

Scusate scusate scusate vi prometto che non scrivo più niente del genere, mi pare di essere tornato al tempo in cui nelle notti berlinesi, al sesto piano di un palazzo occupato e collassato su un divanetto, blateravo agli spettatori distratti che l'esperienza è insostituibile, che l'america non esiste, che tutta la storia è una balla e che la terra potrebbe essere piatta.

Anche questa è una storia che vi racconterò.

Saluti.

Ps. tra i vari sproloqui è nascosta una precisa parola che potrebbe farvi intravedere il nuovo corso di Viva!, ma non vi dico di più. Preferisco farvelo scoprire da soli, bastardi.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

ti capisco benissimo.Leggo una pagina scritta da te che potri benissimo aver scritto io di mio pugno..ero così fino a 6 mesi fa:in tensione costante per il terrore che qualcosa andasse storto se abbassavo la guardia.Dovevo sempre avere tutto sotto controllo,le persone,i fatti,la vita,alla fin fine.Non è vita,però;o almeno non del tutto.Quante cose ti perdi se non ti lanci per il gusto di farle,senza pensarci troppo sopra?Non sto dicendo che ti devi buttare a tutti i costi,ma neanche valutare sempre e solo quanto male ti farai.Per un attimo,magari,prova a pensare all'emozione che provi mentre ti stai lanciando..e vedrai che vale assolutamente la pena di tentare.

beckks ha detto...

Dai che questa volta ce la faccio, mi impegno...
Grazie molte del commento: è confortante avere la testimonianza (e l'incoraggiamento) di qualcuno che è passato "dall'altra parte"! :)

Anonimo ha detto...

potrei essere stato pure io, effettivamente penso ci sia un bel po di gente che preferisce avere il controllo della situazione per poter fare quello che e meglio fare(molta gente mi ricordera' per le mie visioni montate in aria riguardo a certi argomenti "tralasciamo!"), ma poi come mi e capitato di vedere e' il nostro ragionare ed agire che ci porta a distinguerci.

mi spiego: tutti quanti piu o meno sono in grado di frare un quadro della situazione e vedere come la loro vita e' andata e come sta andando ma poi quando ci si trova daventi al quadro ci si puo fermare o fantasticare (scelte personali)..

io, pur essendo una persona che preferisce ragionare e prevedere cose (come il ns. caro LO) mi son trovato in parecchie situazini fuori controllo ma, se si tiene sempre na visione ampia senza fermarsi a quello che ci circonda non andra' male tutto!

ciao italiani bastardi